PIEVE Santa Maria Assunta
Poco a sud del centro abitato di Cavalese, in posizione però centrale rispetto alla vallata, sorge uno dei monumenti storico paesaggistici più importanti di Fiemme e del Trentino: la chiesa di Santa Maria Assunta. Questa è oggi la dedicazione del sacro edificio, sorto come chiesa battesimale e come centro della cura d’anime di tutto il vasto territorio che va da Trodena a Moena, per l’appunto la Pieve di Fiemme.
Dell’attuale costruzione, fondata nel corso del XII secolo, ci è nota la consacrazione ad opera del vescovo di Trento Altemanno domenica 13 maggio 1134. Essa fu la chiesa madre dell’intera vallata, ma soprattutto della Comunità di Fiemme, che sotto il suo porticato si riuniva in assemblea al suono della campana.
Dopo il furioso incendio che martedì 29 aprile 2003 ha devastato il tetto, lasciando l’edificio mutilo del suo organismo di protezione, i grandi lavori di restauro hanno messo in sicurezza e consolidato sia il sacro edificio sia il campanile, che presentavano ingenti danni strutturali preesistenti all’evento. Tutto ciò ha permesso di conoscere e rileggere in modo molto più approfondito la loro storia quasi millenaria riportando alla luce tesori dei quali si era persa completamente memoria.
La struttura dell’edificio che oggi possiamo ammirare è il risultato di molteplici aggiunte susseguitesi nel corso dei secoli. Dagli scavi archeologici è emerso che la chiesa originaria, orientata come tutte le chiese antiche da est ad ovest, era costituita da un’unica aula partita in tre navate. Essa era priva dell’abside, che venne aggiunta nel corso del XV secolo, mentre in quelli XVI e XVII vennero aggiunte e modificate le cappelle laterali: quella Firmian, eretta all’inizio del XVI secolo per volontà del capitano vescovile Vigilio Firmian; quella del Rosario, eretta poco dopo come dedicata a Santa Maria. Ambedue sembrerebbero inizialmente originate da un progetto non completato, che prevedeva la presenza di un transetto.
Gli alzati della struttura attuale sono quelli del XV secolo e, a testimonianza della chiusura del cantiere, sul serraglio posto in chiave alla volta troviamo un gruppo di stemmi in pietra: l’aquila di San Venceslao, stemma del Principato vescovile di Trento, quello del vescovo Giorgio Hack (1446-1465) e quello dei nobili Firmian.
La chiesa è suddivisa in tre navate con voltatura costolonata a racchiudere un ciclo di tempere riscoperte durante i lavori di restauro e risalenti alle metà del XVI secolo; una quarta navata nasce come prolungamento della preesistente cappella Baldessari, eretta all’inizio del XVII secolo a fianco della cappella del Rosario. Quest’ultima a metà Seicento venne innalzata e decorata con affreschi, stucchi e quadri in stile barocco per iniziativa dell’arciprete Giovanni Giacomo Calavino.
Tra il 1805 e il 1808 venne realizzata la nuova abside neoclassica su progetto del pittore Cristoforo Unterperger di Cavalese. Parte dell’arredo fu acquistato dalla chiesa del soppresso convento di San Marco a Trento, mentre l’altare attuale è una rimanenza di quello realizzato dopo il voto comunitario del 1944.
Esternamente l’atrio, così come lo vediamo, risale al 1602 su grande ampliamento di quello antico, ancora leggibile sul prospetto del portale d’ingresso. Le venti pietre tombali furono poste nel 1776 per ospitare le spoglie di personaggi illustri di Fiemme.
Il campanile quattrocentesco , con la parte bassa in muratura e quella superiore in legno, era crollato ben quattro volte durante il XVII secolo a causa delle saette. Nel 1710, mantenendo come base la precedente struttura muraria, venne sopraelevato dall’impresa dei fratelli Miscolel di Cavalese fino all’attuale altezza di m 51, su progetto di don Giovanni Giuseppe Alberti (Tesero 1640 – Cavalese 1716).
Tuttavia la torre continuò a manifestare problemi di natura statica, risolti con interventi singolari e puntuali, ma mai risolutivi; ne fanno fede le numerosi chiavi posizionate nel 1838 ed ancor oggi visibili dall’esterno, nel tentativo di mantenere salda la connessione tra la base precedente e la sopraelevazione. I restauri del 2008 hanno messo in sicurezza il campanile con il riposizionamento delle campane all’interno di un nuovo castello.
Testo
Michele Facchin
Fotografie
Fabio Dellagiacoma