Prima dell’inizio della Pandemia da Covid-19, per una celebrazione in Chiesa erano sufficienti il Parroco e i fedeli. Certo, per una celebrazione bella e dignitosa, sono sempre stati fondamentali, il sacrestano, i lettori, i chierichetti, l’organista e, magari, anche il coro, cosicché tutto risultasse completo, piacevole e funzionale a far si che quel momento fosse l’incontro con Dio.
La pandemia, oltre a tutto quello che già ben conosciamo, ci ha “regalato” un nuovo “personaggio” senza il quale, ancora oggi, la messa con il popolo non può essere celebrata e noi tutti sappiamo quanto questo possa essere importante. Alcuni lo chiamano volontario (come se gli altri citati prima non lo fossero), altri steward, altri ancora, scherzosamente, maggiordomo o gilet giallo.
Tecnicamente questa nuova figura è stata istituita dal “Protocollo con la Conferenza Episcopale Italiana circa la ripresa delle celebrazioni con il popolo” sottoscritto in data 7 maggio 2020, nel quale, tra l’altro, si legge: “L’accesso alla chiesa resta contingentato e regolato da volontari e/o collaboratori che – indossando adeguato dispositivi di protezione individuale e un evidente segno di riconoscimento – favoriscono l’accesso e l’uscita e vigilano sul numero massimo di presenze consentite.”
E allora eccoli gli steward con le loro pettorine giallo fosforescente, puntuali mezz’ora prima dell’inizio delle celebrazioni, fare capolino all’ingresso delle chiese di Fiemme. All’inizio circospetti e timorosi, soprattutto quando si tratta di invitare chi entra, alla sanificazione delle mani, al corretto posizionamento della mascherina o, magari, a distanziare anche i componenti della stessa famiglia, per non scompaginare quel distanziamento dei posti a sedere costruito (cercando di non perdere nemmeno un posto!!!), da loro stessi, o da altri volontari, con l’ausilio del metro e dei post-it. Anche perché, per rendere la cosa un po’ più interessante, il distanziamento nelle chiese, per un periodo è stato di un metro, poi di due e poi ancora di uno. Con il tempo, comunque, anche i frequentatori delle messe imparano a conoscerli gli steward e, appena intravedono quelle pettorine giallo fosforescente, già sanno quali sono le cose da fare: 1. posizionare correttamente la mascherina, 2. segno della croce, 3. sanificazione delle mani e 4. ricerca del posto libero contrassegnato.
Quello che i frequentatori delle celebrazioni forse non sanno è che quando arrivano in chiesa, oltre al saluto, ricevono anche un sorriso che però, purtroppo, rimane celato dietro la mascherina. Forse non sanno nemmeno che, l’attività dello steward, non finisce nell’accompagnare i fedeli all’uscita “sgridandoli” per la creazione di inevitabili assembramenti dettati dalla legittima necessità di salutare, a distanza, persone che magari non vedono da mesi, ma si protrae fino a quando la chiesa viene completamente sanificata, il che vuol dire provvedere alla pulizia, tra l’altro, di tutti i banchi.
Ormai è quasi passato un anno da quando abbiamo iniziato a frequentare le celebrazioni, distanziati e mascherati e, da allora, i “gilet gialli”, vegliano sulla nostra sicurezza in Chiesa. Da allora abbiamo addirittura imparato a scambiarci il segno della pace con lo sguardo, pertanto, chiediamo a tutti di provare, sempre con gli occhi, a lasciare uno sguardo di gratitudine a tutti coloro che si sono messi in gioco in questo servizio indispensabile e, se proprio non ci si riesce con lo sguardo, basta un semplice GRAZIE!