Don Daniel e don Max, amici di nuovo insieme

di Gianfranco Piccoli

Un’amicizia nata in Seminario e cementata in anni di condivisione del percorso di formazione fino all’ordinazione sacerdotale del 18 giugno 2016. Da quel giorno la loro quotidianità ha preso strade diverse, ma l’amicizia in questi cinque anni è rimasta immutata. Don Daniel Romagnuolo e don Massimiliano Detassis, hanno una caratteristica comune: sono giovani, 33 anni il primo, 36 il secondo. Essere giovani non è per forza una virtù, ma sicuramente aiuta i parroci che oggi si devono dividere tra tante comunità e innumerevoli impegni pastorali.

Attualmente don Daniel è vicario parrocchiale a Rovereto, don Massimiliano a Cavalese. Ma con gli ultimi mandati di ministero, entrambi sono stati destinati alle comunità dell’Altopiano della Paganella, coprendo le cinque parrocchie: per don Detassis Cavedago, Fai, Spormaggiore; per don Romagnuolo Andalo e Molveno (dove l’anziano parroco don Franco Zanon è morto poche settimane fa).

Una scelta, quella di affiancare i due presbiteri, non casuale. C’è la volontà della Chiesa trentina – non nuova, ma riconfermata – di creare una piccola “comunità sacerdotale” che trovi forza proprio nell’amicizia.“È stato lo stesso Vescovo a proporci questa esperienza, ovvero mettere vicini due giovani sacerdoti per favorire una collaborazione pastorale”, spiega don Massimiliano. “La zona cui siamo stati assegnati io e don Daniel si presta a questo tipo di ragionamento – prosegue Detassis – concretamente vivremo in due paesi diversi, ma riusciremo a coprire in modo capillare un territorio che presenta distanze importanti”. Una condivisione che partirà anche dalla quotidianità dei due sacerdoti: “Ci prenderemo alcuni spazi comuni, ad esempio per i pasti e per la preghiera. Poi cercheremo di avere una programmazione unica, per organizzare la pastorale delle cinque parrocchie non come due parroci che lavorano per conto proprio ma con l’obiettivo di avere una pastorale comune”.

Don Massimiliano porterà sull’Altopiano tutta l’esperienza maturata in val di Fiemme: “Ho visto la nascita dell’Unità pastorale della val di Fiemme ( dodici parrocchie ndr)

grazie alla collaborazione tra gli allora parroci don Ferruccio Furlan e don Carlo Crepaz, con pastorali diverse e affini che hanno lavorato insieme. Poi l’unità pastorale è stata presa in mano da don Albino dell’Eva e dal sottoscritto”.

Certo, sullo sfondo di questo progetto c’è anche il tema della solitudine dei sacerdoti. Perché ad un certo punto, a fine giornata, anche per loro la porta si chiude dietro le spalle. E restano le fatiche della giornata e le fragilità personali, che rischiano di non avere spazi di condivisione: “La solitudine dei sacerdoti è una delle preoccupazioni di don Lauro – dice don Massimiliano – per cui cerca di non lasciare preti da soli sul territorio, ma che ci sia sempre una spalla per sostenersi a vicenda”. “Io e don Massimiliano veniamo da esperienze diverse, io dalla città, lui dalle valli. Cercheremo di mettere a frutto le singole competenze – osserva don Daniel – nell’ottica dell’unità. Non abbiamo un progetto preordinato: ascolteremo le comunità e insieme cercheremo di dettare agende e priorità”. Il punto di partenza è proprio la fraternità fra i due sacerdoti: “Tra noi ci sono sintonia umana e stima reciproca”.

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