Dall’Io al Noi. Il cammino della fraternità e dell’amicizia sociale

“Non ci sarà pace finché gli altri non diverranno un noi” (Papa Francesco)

A fronte delle tante patologie messe in luce dalla pandemia, è il cammino della fraternità e dell’amicizia sociale che può salvarci da quell’individualismo dissacratore che sta erodendo lo stesso senso della socialità. In questo orizzonte è da porre in atto quel passaggio dall’io al noi che, nella cura reciproca, permette il processo di umanizzazione indispensabile alla edificazione della persona e della comunità. E’ questo il nodo fondamentale a cui voluto dedicare l’attenzione il Convegno promosso a Predazzo dalla Fraternità Francescana e Cooperativa Sociale Frate Jacopa con il Patrocinio del Comune dal 23 al 27 agosto 2021, declinandolo nella prospettiva dell’etica civile, del rapporto “fraternità e democrazia”, dell’economia del noi e della necessaria transizione ecologica per la cura della vita.
A partire dal professor Simone Morandini “Oltre un futuro reciso: l’ora di un mondo abitabile” il Convegno ha evidenziato il passaggio dall’io al noi come “cammino di disvelamento” di ciò che ci costituisce. Esistiamo come un noi, protesi verso l’altro, per un noi sempre più grande dove l’io non si annulla ma si rafforza. Venendo più propriamente all’ambito dell’etica civile, è stata sottolineata la dinamica centrale che dice del “sentirci parte” e del “prendere responsabilmente parte”, tanto più importante ora, perché questo è il tempo del cambiamento di rotta, che richiede più che mai “passione civile” fondata su speranza e resilienza per un mondo abitabile.
Con la riflessione “Dall’io al noi: fraternità e democrazia” monsignor Mario Toso, vescovo di Faenza-Modigliana, ha riportato alla risorsa determinante e ineguagliabile della fraternità indispensabile per rafforzare una migliore vita politica che si strutturi sulla dignità delle persone e sul loro compimento umano in Dio, quindi per una democrazia samaritana che non passa oltre ma si fa carico dei feriti e degli esclusi, una democrazia profondamente inclusiva e animata dalla carità. La fraternità, proposta da “Fratelli tutti” come principio architettonico della democrazia, è ciò che può animare la vocazione di cittadini, la vita pubblica, la vita sociale, perché sia orientata al vero bene comune, di ciascun uomo e di tutti gli uomini.
A fronte di una economia malata che in un processo di globalizzazione selvaggia scarta uomini e risorse naturali , riducendo a oggetto la stessa vita umana, con disuguaglianze sempre più forti fino ad eliminare la possibilità di accesso per interi popoli ai beni comuni fondamentali, padre Martin Carbajo Nunez, docente di teologia morale e vicedirettore della Pontificia Università dell’Antonianum, ha messo in evidenza la feconda risorsa dell’economia del noi nella prospettiva francescana che ha testimoniato come le risorse dello spirito possono risanare le modalità della materia economica, ponendo al centro la persona e la relazionalità, fino ad arrivare a promuovere una sana economia sociale di mercato, capace di rispondere ai bisogni della persona, all’incremento della società e alla cura della casa comune. Evidenza dell’importanza della relazionalità nelle sue varie dimensioni messa in luce anche da un breve video di Suor Alessandra Smerilli, economista, accademica e religiosa italiana, docente di economia politica e statistica presso la Pontificia facoltà di scienze dell’educazione Auxilium, che ha richiamato il necessario apporto di tutti per un vero cambio di prospettiva. Ognuno di noi è chiamato a fare la propria parte, anche a partire dall’assunto di nuovi economisti che sottolineano come siamo tutti paesi in via di sviluppo, poiché nessun paese riesce a restare nei limiti insuperabili del pianeta terra soddisfacendo nel contempo i bisogni fondamentali, e dunque tutti siamo chiamati ad una conversione di fondo, per rispondere al grido della terra e al grido dei poveri.
L’ultima giornata ha messo in luce una qualità particolare del Messaggio della Giornata della Custodia del Creato, nella prossimità della Settimana sociale dei cattolici italiani (Taranto, 21-24 ottobre 2021). Una peculiarità che riguarda fortemente il tema del Convegno, come ha sottolineato don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza Episcopale Italiana, ponendo l’accento sul “Camminare in una vita nuova” e al tempo stesso sulla “transizione ecologica” vista nell’orizzonte di una conversione fondamentale, illuminata dal codice biblico dell’“esodo”, poiché richiede il coraggio di abbandonare logiche precedenti, la necessità di farsene sempre più coscienti, alimentando il desiderio di procedere in un cammino umanizzante. E’ il cammino che rende possibile l’inclusione di tutti e un farci crescere in una conversione comunitaria per una transizione che ha bisogno di essere “giusta” per i poveri e per la terra. “Insieme” dove il noi supera l’io senza abbatterlo, in uno stile sinodale, che risponda al bisogno di discernimento proprio di una “chiesa in uscita” sotto la guida illuminante della Dottrina Sociale della Chiesa, elemento cardine dell’evangelizzazione.
A questo ha fatto eco la interessante testimonianza della Sindaca di Predazzo, Maria Bosin, sul tema “Il noi nella prassi di vita della cura della terra e delle fragilità”, una terra che anche oggi evidenzia in modo significativo la ricchezza di essere comunità, che ha radici profonde nella sua storia dove fin dal 1100, precorrendo i tempi, è stata posta in essere dalla Magnifica Comunità di Fiemme con la logica dei beni comuni la salvaguardia dell’ambiente e la cura delle persone.
A conclusione, assieme all’appello a rispondere del dono grande della fraternità da parte dell’Assistente della Fraternità Frate Jacopa, P. Lorenzo Di Giuseppe, abbiamo sentito riconsegnato a tutti dal saluto al Convegno dall’Arcivescovo di Trento, Mons. Lauro Tisi, “l’impegno a ricostruire il sogno di Dio, di un creato custodito con amore e di una fraternità che vada a ricomporre le fratture e le tensioni che spesso caratterizzano il vissuto umano. In questo ci viene in soccorso S. Francesco che chiama fratelli e sorelle le varie realtà create … Perfino la morte è chiamata sorella … indicandoci che noi possiamo ripartire dalle nostre fratture, dalle nostre morti, per ripensarci in una chiave nuova di comunità e di fraternità tra di noi e l’intero creato”. E’ la grande possibilità di conversione al progetto creaturale di un Dio provvidente e padre di tutti.
Argia Passoni, FFFJ

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